Mancano 8 mesi a Natale. Ecchecà. Devo organizzarmi, mica posso fare la figura del barbùn.
Per me è sin troppo facile scrivere questo post: non sfiguro in una gara con i liguri. Mi perdonerai se oggi vado sul sicuro, è lunedì per tutti.
I liguri
La sai no, la storiella?
Una comitiva di genovesi va in valle d’Aosta a fare la settimana bianca.
Hanno spuntato a un ottimo prezzo una baita sperduta tra le montaaaagne.
Però la notte dopo il loro arrivo si scatena una tormenta di neve che imbianca e seppellisce tutto: rimangono bloccati nella baita.
Passano i giorni, passano le notti, ormai hanno finito il cibo.
Finalmente fuori i soccorsi riescono a liberare la porta:TOC, TOC!
Allo stremo delle forze, uno dei villeggianti trova il fiato per rispondere.
— Chi è?
— La croce rossa!
— Grazie, ma abbiamo già dato!
Ah, i liguri. Andrea Doria, la Superba, le banche che spennavano gli imperatori.
Però io sono piemontese.
I piemontesi
Ho cercato delle storielle sui piemontesi, la letteratura non ne abbonda.
Alessandro Barbero dice di noi:
Il piemontese tipo si gioca sulla convivenza faticosa fra il senso molto forte degli obblighi, delle convenzioni, del rispetto, del non farsi notare e la vena di pazzia e ribellione che invece cova in lui.
Fa parte del carattere piemontese una certa antipatia per l’ostentazione, le parole grosse, la retorica.
Il senso che non bisogna dar fastidio agli altri, che si deve fare il proprio lavoro seriamente, l’antipatia per quelli che non hanno voglia di lavorare.
A l’ha nèn veuja ad travajé, non ha voglia di lavorare, è una delle cose peggiori che si possono dire per un piemontese.
In genere nuiotri stiamo sulle palle al resto dell’Italia:
- una parte perché l’abbiamo invasa e soggiogata;
- una parte perché ci andiamo in vacanza;
- una parte perché ci abitano troppo vicino (l’affetto è ricambiato).
Ok, sto divagando. Ogni volta che guardo Barbero mi viene da sorridere, scusa.
Però dimmi tu: a te, diversamente ligure e financo non piemontese, forse piace il Cayenne turbo? Eh, Ranzani?
Tutti gli altri
Ossia: tutti quelli che non nascono vaccinati, tanto per fare di tutta l’erba un fascio.
Siamo seri. Vorrei parlarti di come oggi ci sia una pressione sociale molto forte per l’ostentazione.
Anzi guarda, non chiamiamola neanche ostentazione. Chiamiamola validazione sociale.
Quella spinta a spendere e spandere per far percepire agli altri il proprio successo.
Marco Ranzani di Cantù, l’archetipo del bauscia, di una cosa non fa mistero: che devi avere un porsche Cayenne. Non il cayenne S che è da poveracci eh, il cayenne turbo. Quello che hanno i calciatori.
L’auto è il più classico dei modi di mostrare all’esterno di “avercela fatta”. Peccato che sia anche un cappio finanziario stretto al collo:
- quando la compri, sai già che costa troppo: eppure…
- con un finanziamento puoi prendere anche la versione S. Il tasso è da usura, eppure…
- quando ti muovi, genera calore e brucia soldi.
- quando la lasci ferma, perde valore e brucia soldi.
- quando si rompe, travasa soldi dalle tue tasche alle tasche del meccanico (e il meccanico neanche ti sta simpatico).
- quando la rottami, ti tocca comprarne una più bella: sennò poi pensano che tu sia diventato povero.
E graziarcà che sei diventato povero!
Non compri un’auto cara perché ne hai bisogno. Hai bisogno che gli altri credano che la tua vita sia migliore. BMW. Audi. Mercedes. Porsche. Li conosco a memoria i marchi da avere.
Per una macchina da esibire sei addirittura disposto a rinunciare alla tua libertà finanziaria:
- poter dire un tondo “NO”.
- poter mollare un lavoro che non ti piace.
- poter tirare il respiro, sedersi e guardare il fiume che scorre.
Amico mio. Se stai pagando qualcosa che sta causando la tua rovina, è ora di fregarsene di cosa pensano gli altri. Pensa a te stesso.
Devi essere tu che decidi cosa vuoi fare della tua vita. Non il resto del mondo. Che se lo comprino loro, il cayenne (turbo).
Tu devi stare bene con te stesso.
Un abbraccio,
/PsB