— Voglio anche io lo zucchero filato!
Ti racconto come sono finito in questo pasticcio.

Andiamo indietro di un giorno.
Correva pacifica l’auto sull’Adriatica. Qui è pieno di pattuglie, meglio correre pacifici.
— E se domani andassimo al circo?
Ella parla. Io alzo il sopracciglio.
— A questo circo non ci sono animali.
— …va bene…
Io del circo ho vaghissimi ricordi. Ricordo di un tendone enorme, tigri orsi e leoni. Oggi è fuori moda parlare di animali prigionieri, però sappiate che era ganzo perché c’erano gli animali grossi. Coi pappagalli mica fai tanto lo splendido.
Poi a Torino abbiamo visto il Cirque du Soleil, di cui dico due cose:
- figata pazzesca
- non era un circo, perché non era uno spettacolo dentro un tendone.
Bene. L’indomani andiamo al circo senza animali. Si tratta di un piccolo circo, con un piccolo tendone, a conduzione familiare.
Dico a conduzione familiare perché era fatto da due fratelli, una donna e un bimbo.
- il primo fratello faceva il presentatore, il giocoliere, il lanciatore di coltelli.
- la donna faceva la ballerina, l’acrobata, i travestimenti (Topolino, un minion, un paio di altri che non saprei dire chi siano) e si prendeva le coltellate.
- il secondo fratello faceva il pagliaccio, ma era simpatico.
- il bimbo faceva tanta tenerezza, patato <3
Ah no, dimenticavo che la donna quando non era sul palco stava al “bar” a servire popcorn e zucchero filato. Ci arriviamo allo zucchero filato.
Dopo un’oretta buona di spettacolo, in cui i genitori hanno apprezzato la bravura dei circensi, e i bimbi hanno apprezzato i peti rumorosissimi del minion (amen) c’è stato l’intervallo.
1 bambino ha preso lo zucchero filato.
1 altro l’ha imitato.
2 bambini subito dopo.
3 non potevano certo mancare.
5 assolutamente se lo sono preso.
E mio figlio?
— Voglio anche io lo zucchero filato!
Eccheccazzo.
— Guarda, lo zucchero filato per noi non va bene. Però dopo lo spettacolo possiamo andare a prendere un gelato tutti insieme!
— NO VOGLIO LO ZUCCHERO FILATOOOOO!
Maledetti tutti.
— Figlio mio adorato, fidati: il gelato è più buono! Dopo lo prendiamo!
— Ma lo voglio ora!
— Se capisci il valore del dopo diventerai un grande investitore!
No vabbè, non si è calmato così facilmente. Mi piaceva metterci un rimshot per romanzarlo un po'.
Però torniamo a noi: volevo parlarti di una cosa importante, così importante che ho fatto un’introduzione chilometrica.
— Non lo hai mai fatto, guarda.
Vabbé, mica devi sempre stare sarcastico eh.
Tutto. Subito. Ora.
Viviamo nel mondo della gratificazione immediata, e questo è un problema.
Netflix: guarda tutti gli episodi di botto. Pazienza se c’avevi da studiare.
Amazon prime: paga e ricevi subito. Pazienza se sfrutta i corrieri.
Notifiche: sai ora se il tuo amico sta cagando. Pazienza se è inutile saperlo.
Bene così? Non direi. Stiamo perdendo una cosa che ci rende umani. Non solo umani migliori, dico che ci separa dagli animali. Quest’abilità è probabilmente lo spartiacque tra civiltà e barbarie.
Ritardare la gratificazione
Qualsiasi cosa che abbia un valore, richiede tempo. Richiede di sacrificare “l’ora” per “il dopo”. Lavorare richiede tempo.
Non diventi un musicista in un giorno. Devi sacrificare ore di cazzeggio “adesso” per migliaia di ore di pratica, per un “dopo” in cui saprai suonare.
Non ti metti in forma in un pomeriggio. Devi sacrificare la pigrizia “adesso” per mesi di sudore, per un “dopo” in cui ti sentirai bene.
Non costruisci una carriera solida rispondendo a due email. Devi studiare e lavorare “adesso”, per un “dopo” in cui avrai competenza.
Non sei un investitore se non sai aspettare il “dopo”.
Perché il mercato ti punisce, se vuoi il “subito”.
Il day trader cerca il guadagno “subito”. E nel 90% dei casi perde tutto.
Chi compra la crypto sull’onda dell’hype cerca il guadagno “subito”. E rimane col cerino in mano.
E noi? Noi chilliamo. Verremo gratificati, e lo sappiamo bene.
Nel regno dei ciechi anche l’orbo è re.
Un abbraccio,
/PsB